Eilen JewellEilen Jewell è una delle voci più interessanti dell’area di Boston, Massachussetts per quanto riguarda le interazioni tra country music e canzone d’autore, protagonista ormai da anni di quella fertile scena musicale con all’attivo ottimi dischi come “Letters From Sinners & Strangers”, “Sea Of Tears” il godibile tributo a Loretta Lynn intitolato “Butcher Holler” e il bellissimo “Queen Of The Minor Key”. Ora con questo “Sundown Over Ghost Town” ritorna alle proprie radici nella nativa Boise, Idaho dove ha concepito e registrato uno dei migliori episodi della sua carriera, con la collaborazione di alcuni fidi strumentisti con i quali si esibisce sulla East Coast, dallo straordinario chitarrista Jerry Miller alla solida sezione ritmica formata dalla batteria di Jason Beek e dal contrabbasso di Johnny Sciascia fino alle tastiere di Steve Fulton e alla steel guitar di Jake Hoffman. Già dal titolo e dalla copertina c’è aria di west, naturalmente rivisitato con personalità e ‘rinforzato’ da atmosfere eleganti e pregnanti tipiche di Eilen Jewell. “Worried Mind” fissa subito le coordinate di un lavoro estremamente equilibrato e ricco di accurati arrangiamente mentre “Rio Grande” è inevitabilmente ‘mexican’ con lo sguardo verso gli influssi mariachi dei Calexico, tanto per fare un nome. “Half-Broke Horse” è un altro episodio da sottolineare, con il suo andamente cadenzato e una steel guitar che presto si insinua in una melodia notevole, “My Hometown” è un’altra ballata sinuosa che ha inflessioni più ‘bluesy’ e si arricchisce delle chitarre ‘twangy’ di Jerry Miller, “Needle & Thread” è classicamente country e conferma Eilen Jewell tra le migliori interpreti del genere, distante anni luce dalle ‘paillettes’ nashvilliane, un po’ sulla falsariga di un’altra ottima voce, quella di Zoe Muth. “Some Things Weren’t Meant To Be” è un country waltz delizioso, “Pages” vede ancora protagonista la chitarra piena di ‘riverberi’ e di cuore di Jerry Miller in un brano dal sapore forte e brillante, “Green Hills” è intimista e vicina allo spirito cantautorale che ha contraddistinto alcune sue opere, “Songbird” una ballata intimista, di quelle da cantare al chiaro di luna, in una notte come quella ritratta nella bella copertina che ritrae le infinite stelle del west. Un disco da assaporare e che crescerà ascolto dopo ascolto. (Remo Ricaldone)