Oggi analizzeremo   “You needed me”, grande successo di Anne Murray , artista canadese che spesso ha scalato le vette nelle classifiche musicali negli Stati Uniti. Prendiamo l’inizio del brano. La prima tecnica compositiva che si manifesta durante l’ascolto è Il pedale, vediamo ora di che cosa si tratta. In un sistema sonoro bipolare M/m, governato da una rigorosa organizzazione gerarchica, il pedale viene rappresentato tramite una nota, di solito la più importante della tonalità, che permane in un discorso armonico più o meno lungamente: la tonica e la dominante. Fatta eccezione per l’unico momento cadenzale all’interno dell’introduzione, poco prima dell’entrata della voce, il pedale si protrae fino alla fine della prima frase (I cried a tear, you wiped it dry, I was confused, you cleared my mind). Nonostante sia possibile percepire un procedimento meccanicistico ben preciso, l’utilizzo di questa maestria, tende a rendere statico il ritmo del canovaccio armonico creato, amplificato ulteriormente da un contrasto che viene a mancare causa l’utilizzo di armonie tutt’altro che dissonanti. Ci troviamo di fronte ad un pedale grave (inteso  come spazio acustico utilizzato) e precisamente di tonica, nota che domina fortemente la successione armonica, imponendo con autorità le proprie caratteristiche di cui è investita. La tonica infatti, è il punto di massimo equilibrio dell’intera impalcatura, momento di staticità e riposo del campo sonoro stesso, dove rifluiscono tutte le forze accordali (forza centripeta). Ne deriva quindi un pedale istituente la funzione di centro attrattivo e diluizione energetica. Di solito questa pratica compositiva, è posta nella parte conclusiva di una composizione, preferibilmente dopo una cadenza autentica, allo scopo di dare un senso di chiusura più ampio. Invece qui, al contrario, possiamo notare una collocazione iniziale, che svolge un ruolo ben diverso, cioè non di commiato ma di conferma della tonalità d’impianto. Da questo momento e precisamente sulle parole “I sold my soul, you bought it back for me, and held me up and gave me dignity”, inizia una sezione che si pone come evento antitetico alla parte finora presa in considerazione. L’idea che si ha infatti, è quella di percepire della dinamicità sebbene l’andamento rimane invariato, facendoci capire che la parola ritmo non è affatto sinonimo di velocità ma di ordine, indispensabile per comprendere il senso del moto. Un atto dinamico non ordinato infatti, può essere sicuramente percepito ma non compiaciuto. Ogni movimento deve essere composto per necessità da almeno due tempi: di uno slancio (il levare) che rappresenta una esplosione di energia (preferibilmente di minore durata) e di un riposo (il battere) che al contrario rappresenta un sollievo, una diminuzione di sforzo che tende a persistere. Molto interessante anche l’utilizzo di ornamenti e tonicizzazioni. Nel primo caso ci troviamo di fronte a nervature che costituiscono in qualche modo il tramite fra i scheletri armonici, figurazioni complesse che chiamano in causa il fattore ritmico, oltre che, ovviamente, quello armonico. Suoni idealmente dissonanti su appoggio ritmico, dissonanze concettuali in posizione  metrica accentata con funzione di ritardo di terza. Nel secondo caso, l’armatura di chiave viene arricchita tramite  alterazioni, con lo scopo di creare delle dominanti secondarie, accordi non più diatonici ma cromatici, cioè non più costituiti da suoni effettivi della scala posta alla base della tonalità, ma dalla presenza di uno o più suoni modificati cromaticamente. Si da la possibilità a un grado non compreso nell’insieme diatonico eptafonico, di diventare una tonica alternativa. La tonalità non è assolutamente un complesso chiuso e rigidamente impiantato su una scala, bensì un sistema aperto fondato su concatenazioni che ruotano attorno ad una tonica apparente o fittizia. Viene cosi a cadere l’ipotesi che la comparsa di un suono estraneo possa creare una modulazione, le dominanti secondarie non indeboliscono affatto la tonalità, bensì la rinforzano, esaltandone le funzioni armoniche, tramite collegamenti che potremmo definire “ipermeccanicistici”. Per concludere, una canzone strutturata in questa maniera, dall’andamento pigro, le sensazioni fresche scaturite tramite i fenomeni compositivi, tendono a perdere d’efficacia durante l’articolazione temporale. La monotonia è nemica acerrima del senso musicale; al contrario sensibilissimo alla varietà. (MASSIMO SARRA)