schneider1Chi è che non ricorda Bo Duke, il biondo e affascinante cugino di Luke Duke della serie televisiva the dukes of Hazzard? Bene, eccolo qui come interprete di questo bellissimo brano musicale. Ci troviamo di fronte alla tipica canzone che tende a cogliere di sorpresa l’ascoltatore. Praticamente non ci sono preamboli. Incombe infatti l’eventualità di ritrovarsi all’interno del brano senza accorgersene. Tutto nasce da un semplicissimo accordo di chitarra che funge proprio da trampolino di lancio. Eccoci all’interno della prima strofa che per comodità possiamo dividere in due periodi: il primo che andrà a concludersi sulle parole “and I’m trying to be true” e il secondo che ha inizio da un nuovo respiro sulle parole “Didn’t you say that we were over” e terminerà sulle parole “Can’t you just leave us alone”. Da notare inoltre il suono del pianoforte proprio alla fine di questa strofa, sezione interamente accompagnata dal basso oltre che dalla chitarra, per accentuare un nuovo respiro che ci condurrà in questo caso all’interno del ritornello. I toni all’interno di questa sezione rimangono pacati, non c’è di fatto una grossa esplosione. Vengono utilizzate, se così possiamo dire, delle tinte sonore color pastello, grazie all’inserimento di nuove sonorità molto delicate, come la steel guitar per esempio e l’introduzione di una coralità che ha la funzione di enfatizzare in modo dettagliato parti specifiche del testo. Tutto ciò viene incorniciato da un semplice strumento a percussione con pulsazione regolare sul 2° e 4° movimento: il charleston.
_-Dukes-of-Hazzard-Return-of-the-General-Lee-Xbox-_Anche la seconda strofa, che ha inizio sulle parole “ don’t you know it would hurt her”, viene introdotta dalla chitarra, questa volta però non più da un semplice accordo con funzione di slancio, bensì da una breve ma intensa frase musicale, proprio come se fosse un piccolo intermezzo con il compito di dividere il brano in due entità. Un modo per far prendere un ulteriore e imponente respiro, che possa permettere all’ascoltatore di riprendere fiato proseguendo con più attenzione verso il proseguio del brano. La situazione musicale non cambia fatta eccezione per l’introduzione del pianoforte e soprattutto del violino. Idem per il ritorno dell’inciso. Da evidenziare il suono del rullante sul 4° movimento che ci fa ulteriormente capire, se ce ne fosse ancora bisogno, di quanto sia garbata questa articolazione ritmica che contraddistingue l’intero brano.Oltre a dare il titolo a questa bellissima canzone, “what’s a memory like you doing in a love like this” è anche il suo finale, una frase ripetuta per ben due volte con lo scopo di rafforzare il senso di conclusione che va a completarsi con una coda suonata dalla chitarra e tonificata dal suono del violino. Per concludere ci troviamo di fronte ad un pezzo dal respiro facile, una canzone che vive e che facilmente può farci vivere forti emozioni, aumentando in un certo qual modo quella forza emotiva collegata alla parte irrazionale dell’animo umano. (Massimo Sarra)