Dave Rosewood è un country singer cresciuto nelle Ozark Mountains ma da anni stabilitosi in Svezia dove si è contraddistinto per ottima e modulata vocalità e quell’approccio pulito e (neo)tradizionalista che ha avuto gli esponenti più significativi nei vari George Strait, Joe Diffie e nel primo Garth Brooks. Questi sono i primi accostamenti che vengono in mente ascoltando le canzoni di questo suo “No Rodeo In Rome” che segue un album interessante e promettente come “Gravel And Gold” di un paio di anni fa circa, inciso anche in quel caso nel paese scandinavo che più di altri si sta segnalando come terra di fertili ispirazioni roots americane. “No Rodeo In Rome” segue un filo conduttore che lega i vari momenti in una narrazione che spesso trae ispirazione dalle cowboy songs ma anche dalla tradizione delle ‘barroom stories’ piene di amori trovati e abbandonati, di bevute e di storie impregnate di nostalgia. Nonostante la sua brevità il disco risulta sempre incisivo, dall’iniziale “Long Distance Love” con i ricordi di certe produzioni di Chris Ledoux alle due splendide ballate acustiche “Sarah (The Cowboy Song)” e “Cowboy Moon”, dallo strumentale “Canyons” alla title-track. Un lavoro questo che denota un talento che difficilmente può riuscire a trovare spazio nelle produzioni nashvilliane contemporanee legate alle major ma che invece risalta in tutta la sua freschezza grazie all’amore che Dave Rosewood ha nei confronti del country & western più classico. Da sentire. (Remo Ricaldone)