Coco O’Connor è nata a due passi da Muscle Shoals, Alabama, vicinissima ad uno dei luoghi culto della Musica americana e, non poteva essere altrimenti, è cresciuta con la country music e il soul ‘sudista’. La crescita artistica che l’ha contraddistinta è stata continua e negli ultimi anni è stata notata ed apprezzata grazie ad un paio di interessanti registrazioni, il debutto nel 2015 e tre anni dopo un ep che l’ha ulteriormente catapultata nel mondo musicale legato alle radici. “When I Was Your World” è decisamente un prodotto maturo, prodotto da Bill McDermott (già legato a lavori con George Strait, Tim McGraw ed Emmylou Harris) con una grande cura ed attenzione e ‘adulto’ nelle composizioni, tutte attribuibili a Coco O’Connor, da sola o con l’ausilio di altri colleghi. E’ una country music la sua dove non mancano inflessioni soul e gospel, un bel concentrato di passioni ed emozioni che coinvolgono per una voce estremamente gradevole e potente e per un equilibrio negli arrangiamenti da sottolineare. “Honey Bee” apre l’album mettendo subito in risalto tutte le sfumature vocali, gli intrecci tra chitarre acustiche e mandolino e una melodia che si libra alta e lascia un bel retrogusto nell’ascoltatore, “White Horse” rimarca bene queste caratteristiche con i cori gospel delle Shoals Sisters (Marie Tomlinson Lewey e Cindy Walker) che in molti altri brani del disco donano un tocco intenso e appassionato mentre la title-track “When I Was Your World” rappresenta bene il senso poetico e la direzione musicale di Coco in una ballata che vocalmente mi ricorda la miglior Trisha Yearwood, a mio parere tra le più intense interpreti della Nashville degli anni novanta. “No Better Woman” ha il passo delle più belle canzoni soul ma spesso in queste canzoni gli incroci tra country music e suoni più ‘black’ risultano naturali e qualche volta impercettibili. “More Than Enough”, la nitida “Something To Believe In” e “Trophies, Tiaras And I Love You’s” virano più verso suoni country, “Mercy” è un contagioso e vibrante ‘gospel number’ con le Muscle Shoals al massimo del coinvolgimento e con “Silver Queen”, un gustoso mix di suoni southern, mostra quanto la protagonista si trovi a proprio agio in ogni occasione. Caldamente consigliato.

(Remo Ricaldone)