Domenica afosa, tipicamente padana, di un luglio ancora più umido.
Dopo un sudato piatto di pasta, si parte in direzione Chiari, dove ci sarà ad attenderci una gran carrellata di Musica e Musicisti. La magnifica cornice di Villa Mazzotti ci accoglie con la sua rassicurante facciata che sa di antichità e bellezza, aprendo le porte verso l’arieggiato e verdeggiante prato dove si erge la tensostruttura che ospita il palco e gran parte del pubblico del festival.
Il precedente pasto si è protratto per le lunghe e non ci ha permesso di assaporare i primi due gruppi, ovvero Scotch e Superdownhome, e sul palco troviamo già Mr. Matt Schofield.
Il talentuoso chitarrista britannico offre un set blueseggiante decisamente ben suonato. Soli funambolici, ma mai fini a sé stessi, gustosi, accompagnati dal groove di una band sempre sul pezzo. Convincente.
Iniziamo a idratarci con qualche buona birra mentre sul palco si prepara il trio di David Grissom, virtuoso della sei corde con un curriculum stellare (Allman Brothers Band, Dixie Chicks e John Mellencamp solo per citare alcune collaborazioni). Purtroppo il suo virtuosismo oggi non riesce a emozionare, troppo distaccato e slegato rispetto ai “suoi” musicisti.
Qualche spruzzata grossolana di pioggia rinfresca un po’ l’ambiente durante il cambio palco, quasi come fosse un aiuto dall’alto per purificarci prima dell’arrivo del grande Eric Bibb, Artista del quale mi sono musicalmente innamorato anni fa e che sognavo di vedere da molto tempo.
Non saprei esattamente come spiegare ciò che è successo durante il set di Bibb. Dico solo che avrei sperato proseguisse ancora per 3-4 ore. Un’intensità fuori dal comune, Spiritualità e Blues, sonorità d’altri tempi e Emozioni immense, quasi infinite, che ci hanno ricordato che viviamo in tempi difficili e che dobbiamo stare uniti e connessi (umanamente, non virtualmente) per poter sperare di cambiare le cose. Meravigliosamente sublime. Decisamente il punto più alto di questa edizione del Chiari Blues Festival.
Esausti dopo questa scarica di Good Vibes, andiamo a rifocillarsi e nel frattempo fa capolino sul palco la bella e brava Ana Popovic.
La talentuosa ragazza di origini serbe sembra incendiare il pubblico, ma onestamente non fa breccia nel nostro cuore. Nonostante l’innegabile bravura della frontwoman e della possente band (con tanto di fiati a dar colore al tutto), sembra quasi che lo scopo principale sia quello di incantare gli ascoltatori non catturando l’udito, bensì la vista. Purtroppo non sono rimasto molto soddisfatto.
Il piatto forte del Festival, però, non tarda ad arrivare.
Kenny Wayne Sheperd e la sua band fa capolino sul palco quasi all’improvviso, inondando tutto e tutti con il suo sound potente e diretto, di chiara matrice “Stevierayana”. Un set teso, elettrico, tiratissimo e pieno di tutti quei clichè che fanno la gioia di tutti noi amanti del mondo della chitarra elettrica. I pezzi suonati vanno a pescare dalla sua discografia più e meno recente, con qualche chicca gustosissima, come le magiche reinterpretazioni di Mr. Soul di nonno Neil Young e la travolgente Turn To Stone di zio Joe Walsh.
La giornata si chiude sulle note dell’immortale Voodoo Child del Maestro Jimi Hendrix, giusto per ribadire l’amore e il rispetto verso chi ha davvero sconvolto il mondo musicale Blues, Rock e affini.
Vedere così tante facce amiche ad eventi del genere fa bene ed è rigenerante, un toccasana in questi tempi di isolamento mentale sempre maggiore.
Come sempre, la Musica salva.
Grazie di cuore a Maurizio Mazzotti e a tutto lo staff del Chiari Blues Festival e dell’ADMR Chiari, che propone sempre eventi di alta qualità.
(Cristian Secco)