Sono quarantanni di carriera per il musicista bresciano, quarantanni vissuti attraverso una visione musicale amplissima che lo ha portato ad incrociare  suoni che vanno dalla musica leggera al jazz, dalla tradizione della sua terra alle radici americane proposte con personalità soprattutto nell’ultima parte della sua discografia. Charlie Cinelli ha solide basi, ha suonato il sax nella banda del paese, il contrabbasso al Conservatorio e, inevitabilmente, la chitarra che fedelmente lo accompagna nel suo percorso. Grazie all’Appaloosa Records Charlie nel 2016 ha confezionato un disco di grandissimo livello, quel “Rio Mella” in cui veniva supportato da gente come Joel Guzman, Augie Meyers e Carrie Rodriguez tra gli altri e a tre anni di distanza torna con un album particolare come “Nud e Crud”, presentato quasi in completa solitudine, con il solo Dan Martinazzi a sostenere i brani di un lavoro cantato interamente in bresciano (non preoccupatevi però, nel libretto accluso ci sono tutte le traduzioni come è d’uso nelle produzioni della label lombarda). Un disco estremamente scarno ed essenziale che musicalmente va alle radici di certo country-blues del delta con colorazioni a volte ragtime, mentre le storie sono argute, surreali a volte e profonde, ritratti di personaggi senza tempo che mostrano tutta l’umanità e le ‘stramberie’ di una provincia ricca sempre di ispirazioni. A me le atmosfere di questo “Nud e Crud” hanno subito fatto venire in mente quelle del grande e sottovalutato Leon Redbone, geniaccio del blues (ma non solo) recentemente scomparso. “Nud e Crud” è un disco divertente, scorrevole, in cui sulle chitarre dei protagonisti si inseriscono un contrabbasso, qualche percussione sparsa e le voci ruvide, calde, perfettamente centrate su un mondo in perfetto equilibrio tra realtà e fantasia, tra vecchio e nuovo. (Remo Ricaldone)