Planet Country si è sempre distinto nel supportare musicisti australiani e ora con grande piacere possiamo presentare Carus Thompson dal Western Australia, già al suo settimo disco ma decisamente poco noto qui da noi. Il suo è un suono che deve molto al suo retaggio britannico (il nonno si era trasferito ‘down under’ dalla Gran Bretagna decenni prima) e proprio in Inghilterra Carus è tornato per collaborare con il bravissimo produttore Sean Lakeman e suo fratello Seth, straordinario violinista che ha avuto anche successi commerciali in ambito mainstream, per “Shakespeare Avenue”, album dalle tonalità spesso acustiche che rimandano alla canzone d’autore di estrazione folk di artisti come Ralph McTell e Allan Taylor ma anche intrecci chitarristici e vocali che si avvicinano talvolta alla California più legata alle radici country/folk. Elementi autobiografici, storici e ‘fictional’ si alternano in queste dieci canzoni che formano un lavoro estremamente equilibrato ed ispirato, introdotto da una “Ship To Come In” forse un po’ ‘timida’ ma subito bissata da due dei migliori momenti del disco, “End Of The Day” e “Avondale Heights To Sunshine”. “Dylan Voller” e “Yagan” sono le due canzoni più ‘impegnate’, ritratti sensibili ed intensi di due figure legate alle violenze, fisiche e psicologiche, subite dagli aborigeni australiani nel corso della storia, anche recente, mentre la title-track, “Land’s End” e “Unless We Go Now” mostrano tutto il talento di un personaggio che merita di essere conosciuto, come per buona parte del panorama roots della terra dei canguri.(Remo Ricaldone)