Questo di Bruce T. Carroll è un disco struggente nelle ballate e brillante negli uptempo, intenso nel ripensare e nel metabolizzare le sofferenze del passato e godibile nel presentare l’intima essenza dell’animo umano che l’eclettico musicista sa raccontare molto bene. Con la sua voce piacevolmente e lievemente roca Bruce riesce a coinvolgere pienamente come in “What’s The Rush” dal sapore limpidamente country, invito a vivere in maniera più rilassata e tranquilla o come nella title-track, il momento tematicamente più personale ricordando il fratello suicida quando era teenager, seguendo ritmi in bilico tra rock e rhythm’n’blues. “’Till It’s Time To Go”, come la bellissima “Nobody Knows” e la conclusiva “Grandfather Walks”, fa parte della vena più accorata e profonda di Bruce T. Carroll, spesso affine a Jackson Browne per fare un esempio. Un lato interpretato con grande talento e trasporto. “Dragonfly In A Jar” si avvicina invece, per approccio vocale e intenti, a James Maddock, il musicista di Leicester ormai trapiantato negli States, mentre “I Let Go” sembra uscita dalla penna di JJ Cale a cui si può accostare per forza espressiva ed intrecci chitarristici. Fresca e pimpante è poi “Don’t Take Love Lightly”, il momento più ‘leggero’ e spigliato, un rock che conferma quanto Bruce T. Carroll si trovi a proprio agio in ogni momento e situazione. Da conoscere. (Remo Ricaldone)