Nonostante sia nato a Whitehorse, piccola cittadina capoluogo del territorio dello Yukon, estremo nord canadese, Brandon Isaak è profondamente innamorato dei suoni blues, li ha vissuti e li interpreta con un talento incredibilmente intenso e genuino. Già il suo precedente album intitolato “Rise ‘n’ Shine” pubblicato nel 2018 aveva fatto capolino tra le pagine di Planet Country, meritevole di grande attenzione per profondità espressiva e compositiva e ora “Modern Primitive” lo conferma in una forma forse leggermente più succinta ma assolutamente non meno intrigante. Nelle vesti di (quasi) ‘one man band’, mr. Isaak ci guida in uno splendido viaggio nel sud più profondo e leggendario, accompagnato al contrabbasso da Keith Picot, con uno stile fedele agli stilemi più godibili del genere e confermandosi ottimo polistrumentista a chitarre, armonica, piano, batteria, banjo e lap steel. Sorprendemente incisivo nell’esposizione e ispirato come scrittura, Brandon Isaak percorre con naturalezza le strade del country blues, dello swing e del jazz ‘primitivo’ delle origini portandoci per mano in un affascinante viaggio anche temporale negli anni venti e trenta del secolo scorso. Lasciamoci quindi trasportare in un’altra dimensione dalle canzoni del bluesman canadese in una serie di interpretazioni accorate e spontanee, frutto di un imprinting solido (il padre era proprietario di un club in cui suonava blues ed era egli stesso un musicista) e di una classe cristallina. (Remo Ricaldone)