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Ci sono tantissimi ‘segreti ben custoditi’ nel panorama musicale americano, musicisti che da anni propongono canzoni di rilievo in una carriera che per molti risulta (quasi) sconosciuta ma il ‘caso’ di Bob Cheevers è particolare e degno di essere conosciuto. Per ben 50 (!!) anni Bob ha composto musica, circa tremila canzoni, e ha ‘viaggiato’ attraverso pop, rock, jazz, rhythm’n’blues e country con bravura ed intelligenza, mai però sfondando al di fuori dei confini di una notorietà limitata ad un profondo rispetto da parte dei suoi colleghi. Dagli anni formativi di Memphis dove ha praticato e assorbito i suoni del profondo sud a quelli californiani al sole di Los Angeles, dalle inevitabili ‘sirene’ di Nashville dove ogni autore è attratto da un’industria proverbialmente eccezionale a questi ultimi periodi in quel di Austin dove, dal 2009, ha ritrovato stimoli e, a mio parere, ha inciso le sue cose migliori. Proprio nella capitale texana Bob Cheevers ha espresso tutto il suo grande talento, ha focalizzato un ‘songbook’ ora maturo e profondo e ha inciso dischi dal notevole gusto melodico, con un sound decisamente più roots in cui la voce, altra curiosa caratteristica del nostro, ha assunto sfumature e pathos eccellenti, ricordando sempre di più quella di Willie Nelson. Da “Fiona’s World” a “Tall Texas Tales”, dallo splendido doppio “Smoke & Mirrors” all’altrettanto riuscito “On Earth As It Is In Austin”, Bob Cheevers si è posto come uno dei migliori nomi della ‘Live Music Capital Of The World” così come è chiamata la capitale texana. Ora “Fifty Years” rappresenta la vera summa della sua carriera, celebrando attraverso cinque cd e più di ottanta canzoni le molteplici facce della sua storia musicale. Naturalmente i lettori di Planet Country saranno più attratti dall’ultimo Bob Cheevers, quello perfettamente a proprio agio tra i suoni country, folk e anche western ma troveranno piacevolissima anche la sua visione di pop e soul, sempre onesta e genuina. Segnalo, giusto per la cronaca, visto che recensisco l’album attraverso un ‘sampler’ chiaramente ridotto ma con tutti i crismi della completezza, l’affascinante e autobiografica “Fifty Years”, vero manifesto della sua carriera, l’eccellente “My Guitar, The Man In The Moon And My Heart” altro esempio di classe compositiva, “Is It Ever Gonna Rain” splendida melodia che nuovamente lo avvicina a Willie Nelson,”Texas Is An Only Child” ruvida e blues con una bella slide mentre “Popsicle Man” racconta ricordi ‘southern’ così come “Old Soul” con le sue ottime chitarre acustiche. “Island In Paradise” è invece più pop, con limpide inflessioni caraibiche e una melodia che emerge nitida nonostante un arrangiamento tipicamente ‘anni ‘80’, “Lime On The Rim” è soffusa e notturna con i suoi ritmi ‘jazzy’, con “In The Early Stages” che la segue a ruota con ispirazioni simili. Disco magari un po’ impegnativo per la mole ma consigliato, così come (magari per cominciare) uno dei titoli citati in precedenza.(Remo Ricaldone)