BSoJC (3)In America esiste un sound che è stato costruito da generazioni di cantanti che si sono susseguite nel tempo, mettendo in musica le stesse esperienze di strada, di viaggi, di amore, di tradimenti e di violenza subita e perpetrata. Johnny Cash, Willie Nelson, Billy J. Shaver, Steve Earle, Hank Williams, tanto per citarne alcuni in ordine sparso e quasi casuale, sono solo alcuni degli artisti che hanno contribuito a modellare il sound ereditato dalle generazioni precedenti, trasformandolo in quella country music disallineata e fuori dagli schemi che oggi spesso chiamiamo ‘outlaw country’. Quel genere di ritmo, così essenziale e maledettamente poco melodico per le orecchie della delicata borghesia bianca statunitense, si è rivelato così esplosivo e genuino da smentire l’iniziale sfiducia della major musicali che, come sempre, non credevano (e non credono) in tutto ciò che non corrisponda esattamente al proprio modello di profitto: la cosiddetta outlaw music si è diffusa a tal punto da diventare una sorta di marchio di fabbrica di quell’America polverosa e sporca, dove la musica non racconta di amori leggiadri e di famiglie felici, ma di solitudine, di carcere, e della piana felicità delle sbornie serali e degli amori carnali ed occasionali. I ‘Bastard Sons of Johnny Cash’ rappresentano oggi una delle realtà americane più vere e genuine, con le spalle sufficientemente robuste per portare l’eredità di quell’outlaw country, ormai consolidato, rinvigorendolo e ringiovanendolo con delle iniezioni ritmiche molto fresche ed attuali. La band nasce nel 1995, a San Diego (CA), città natale di di Mark Stuart, tutt’oggi frontman ed autore della musica del gruppo. La denominazione della formazione, fortemente voluta da Stuart, è stata autorizzata direttamente da Cash, contro il parere dei propri manager (si dice). Lo stesso Cash, in occasione dell’uscita del primo lavoro dei Bastard Sons, ha invitato la band a registrare alcuni pezzi direttamente a casa propria, a Hendersonville, in Tennessee.
prova3 (1)Il talento e, soprattutto, la passione di Stuart consentono al gruppo di fare moltissima esperienza di esecuzioni dal vivo, condividendo spesso gli show con moltissimi big della country music: George Jones, Lucinda Williams, Buck Owens ed altri. Nel 1998, 3 anni dopo la fondazione del gruppo, i Bastard Sons si esibiscono al ‘Willie Nelson’s Annual 4th of July Picnic’, a Luchenback, in Texas, un appuntamento importante per la musica alternativa alla produzione pop oriented di Nashville; l’occasione costituisce un grande trampolino per la band, che inizia a farsi conoscere ed apprezzare dal grande pubblico. Nel 1999 vede la luce il primo album ufficiale del gruppo, dal titolo ‘Walk Alone’, con etichetta ‘Ultimatum Music’; Alex Watts alla chitarra solista, Taras Prodaniuk al basso, Jack White alla batteria, Steve Hunter all’acustica e al dobro, Danny Jacob alla ritmica e, ovviamente, Mark Stuart alla voce, mettono assieme quattordici brani, quasi tutti a firma di Stuart, che (se qualcuno avesse avuto dei dubbi) dimostrano come i Bastard Sons siano tutto tranne che una tribute band di Cash. ‘Walk Alone’ inaugura infatti una linea di produzione artistica che rimarrà fedele a se stessa sino ad oggi: la struttura musicale del vecchio buon honky tonk rimane intatta, con una sezione ritmica essenziale, in cui le percussioni non prendono mai il sopravvento, sopra la quale si innesta, senza fronzoli, l’impianto strumentistico classico del country: chitarra, fiddle, steel. Stuart riesce tuttavia, senza alcuna forzatura, a ringiovanire incredibilmente gli arrangiamenti, utilizzando in modo molto disinvolto la parte strumentale elettrica ed adattando alla stessa i propri ritmi, senza mai tradire le origini degli stessi. Nel 2002 il gruppo produce ‘Distance Between’, un album che conferma l’ispirazione e la tecnica già sperimentata con il primo lavoro, pur risultando forse, nel complesso, leggermente meno riuscito e con meno presa dell’album precedente. Nel 2005, anno in cui Mark si trasferisce definitivamente dalla California al Texas (abita ad oggi a Austin), vede la luce il terzo album ufficiale: ‘Mile Markers’. L’album è un omaggio al Texas ed a tutte le sue storie; con ritmi piuttosto vivaci, più disincantati e, almeno apparentemente, meno sofferti dei precedenti, il cd regala 12 canzoni godibilissime e belle, con alcune punte di assoluta eccellenza. Con il trasferimento in Texas, la band subisce un riassetto: oltre al fondatore, alla voce ed alla chitarra, abbiamo Vance Hazen al basso, Lars Albrecht alla chitarra e Jim Adair alla batteria. L’album successivo, ‘Bend in the Road’, è del 2009. Nel 2014 esce l’ultima incisione del gruppo, dal titolo ‘New Old Story’, che, come scrive Remo Ricaldone, ‘ci regala altre dieci perle nuove di zecca ma che hanno già il sapore dei classici’. In effetti si potrebbe azzardare che New Old Story rappresenti il miglior prodotto della vena artistica di Stuart, con una sequenza di pezzi piuttosto vari per velocità, struttura e motion, ma tutti, ancora, pieni di quell’ispirazione originaria che ha sempre costituito la colonna portante della band. Con cinque album all’attivo ed un sacco di concerti, dal 95 ad oggi, i Bastard Sons of Johnny Cash sono tra i migliori catalizzatori dell’eredità della country music moderna, ribelle e genuina: niente compromessi o concessioni. Grazie Mark Stuart!!! (JLLB, Mary Migliorati-traduzione testi-Andrea Pea -grafiche)