Andrea Parodi ormai da anni è un riferimento imprescindibile per quanto riguarda la valorizzazione e la diffusione della musica americana delle radici nel nostro Paese, raccogliendo a pieno titolo l’eredità di grandi personaggi come Carlo Carlini e Franco Ratti che, in maniera diversa, furono veri precursori in questo ambito. Lui è il ‘deus ex machina’ delle più importanti manifestazioni ed appuntamenti che hanno portato in Italia alcuni dei più bei nomi della nostra musica, oltre a dare spazio ad artisti nostrani innamorati d’America. Grazie alla sua fitta rete di legami affettivi ed artistici ha tessuto le fila del suo nuovo progetto discografico, il quarto, dove, ricambiando il favore con la loro immensa musicalità, nomi di punta della scena roots americana contribuiscono fattivamente alla riuscita di un disco di grande bellezza. Le canzoni sono pregne di sensibilità e poesia, perfettamente in bilico tra l’Italia e gli amati States con storie spesso ispirate a sensazioni e situazioni autobiografiche che però hanno il respiro ampio degli spazi d’oltreoceano in un godibilissimo susseguirsi di citazioni. Sfilano così brani che conquistano subito per immediatezza ed arrangiamenti sontuosi, curati dallo stesso Parodi e da Joel Guzman che appare spesso con la sua splendida fisarmonica e l’organo hammond dando in molti momenti quelle colorazioni ‘di frontiera’ che aumentano il peso specifico di brani come “Gabriela Y Chava Moreno” e la magnifica “Where The Wild Horses Run” in cui si dividono le strofe Joe Ely, Ryan Bingham, Greg Brown, James McMurtry e Sarah Lee Guthrie in una melodia che rimanda per epicità la classica “Highwayman”. Altri grandi protagonisti di queste sessions sono certamente il bravo bassista David Carroll, il chitarrista Luke Jacobs e soprattutto David Grissom le cui chitarre danno un tocco in più alla splendida “Buon Anno Fratello” che introduce l’album nella maniera migliore, seguita dalla altrettanto incisiva “Elijah Quando Parla” con le sue citazioni cinematografiche e dalla cupa ma bellissima murder ballad “I Piani Del Signore” con Larry Campbell e Teresa Williams. La seconda parte del disco vede alternarsi nuovamente emozioni come nella soffice ballata “Se Vedessi La Baia Ora” nobilitata dalla slide di David Bromberg e da Radoslav Lorkovic a piano elettrico e accordion, nella solare e limpida “C’è” con le sue atmosfere latine e la presenza del bel dobro di Paolo Ercoli, della chitarra di Bocephus King e da una gustosa sezione fiati guidata da Raffaele Kohler, nella profonda “Brasile”, a mio parere dal punto di vista poetico uno degli ‘highlights’. Da sottolineare ancora l’accattivante “Tutti  I Pesci Del Mare” che personalmente mi ricorda certe cose del De Andrè più ispirato con il mandolino di David Immergluck a guidare la melodia, il violino di Carrie Rodriguez e il grande talento chitarristico di Alex Kid Gariazzo, l’acustica ”E’ Solo Un Fiore” con la pedal steel di Alex Valle ad accrescernene la dolcezza, “Maya Dei Girasoli” altra ballata di gran classe (bravissimi ancora Paolo Ercoli questa volta alla pedal steel e Radoslav Lorkovic al piano) e “Ninna Nanna Del Maggio” a congedare un lavoro da cui emerge nitido e forte il bisogno di raccontare e di raccontarsi di un bravissimo musicista. (Remo Ricaldone)