Le sorelle Maggie e Elsie Rigby, australiane di Melbourne, negli ultimi anni hanno fatto conoscere il loro nome (prima come The Mae Trio con Anita Hillman, una delle fondatrici e ora come The Maes) partecipando a tutti i più prestigiosi festival incentrati sui suoni folk, dal Cambridge Folk Festival a Celtic Connections in Gran Bretagna a quelli di Edmonton e Vancouver in Canada fino allo storico Telluride Bluegrass Festival sulle montagne del Colorado. Banjoista e chitarrista la prima, fiddler e mandolinista la seconda, le sorelle Rigby sono giunte al terzo disco presentandoci una serie di canzoni cristalline e splendidamente legate alle proprie radici tradizionali, con una particolare cura delle armonie vocali che rappresentano uno dei loro punti di forza. Dieci canzoni che difficilmente lasceranno insensibili coloro che apprezzano le sonorità più acustiche, quelle limpide e pulite che prendono spunto dagli arcaici suoni appalachiani ma che ce li riconsegnano con un fascino attuale e contemporaneo, unendo country e pop in un convincente insieme. E’ la grande passione ed il trasporto che le ragazze riescono a trasmettere a rendere queste dieci canzoni godibili e vincenti, a partire dalla intensa “Treat You Better” in un crescendo vocale e strumentale di grande presa. Grazia, purezza, fantasia e delicatezza nell’affrontare le varie tematiche sono valori non scontati ed è per questo che è più che giustificato il successo che stanno riscuotendo specialmente nei paesi anglofoni. Le reminiscenze portano naturalmente anche al folk britannico ma è il loro tocco ‘aussie’ a dare quel qualcosa in più ad una ricetta molte volte riproposta in passato ma che ogni volta, grazie ad a artisti come questi, rivive e si ripropone con immutata freschezza. Titoli come “Head Over Heels”, “Driving Ali Through Mining Towns”, “Half Moon Bay”, “Sunrise”, “February Bride” e “Stay Home” guidati di volta in volta da un banjo, un mandolino, un fiddle sono una vera boccata d’aria fresca e hanno il merito di introdurci ad un duo che merita tutta la nostra attenzione. (Remo Ricaldone)