Peter Rowan, 80 anni appena compiuti, è una delle icone della musica americana legata alle radici il cui percorso artistico è talmente lungo, ricco, articolato, pieno di sperimentazioni e di esplorazioni nei vari generi roots che non basterebbe un articolo per elencarne i vari capitoli. Rockabilly, blues e folk nell’adolescenza, il bluegrass con quella fucina di talenti che furono i Bluegrass Boys di Bill Monroe, gli intrecci tra rock e radici con gli Earth Opera prima e con i Seatrain poi, la militanza in supergruppi come Muleskinner e Old & In The Way e una carriera solista fatta di country music, di tex-mex, di canzone d’autore folk, di fascinazioni native americane e addirittura di reggae hanno contribuito a costruire tassello per tassello la grandezza di una voce ancora oggi pregna di straordinaria forza e intensità. Da anni Peter Rowan ha riabbracciato i suoni bluegrass con vigore, dinamismo e apertura verso i giovani che hanno nobilitato il genere in questi anni e “Calling You From My Mountain” mostra in pieno quanto il musicista di Wayland, nei dintorni di Boston, Massachussetts sia ancora in grado di dire la sua nella scena musicale contemporanea. L’album è stato assemblato in maniera quasi perfetta, con un repertorio ampio e diversificato pescando brani di Woody Guthrie, Tex Logan, A.P. Carter, Bill Monroe e del bluesman Lightning Hopkins e affiancandoli a composizioni originali che confermano uno stato di forma invidiabile ed ispirato. Il supporto di una giovane ed eccellente ‘backup band’ e la presenza di ospiti quantomai graditi come Shawn Camp (nell’ottima “The Song That Made Hank Williams Dance” dello stesso Rowan), Molly Tuttle, una delle figure emergenti della scena acustica e bluegrass (in “From My Mountain (Calling You)” e “The Red, The White And The Blue”), del grande chitarrista Billy Strings (presente in “A Winning Hand” e in “Freedom Trilogy”) e della coppia Mark Howard e Lindsay Lou alle parti vocali, non fanno che ingolosire l’appassionato e mettere quel qualcosa in più in sessions di registrazione già godibili e propositive. Oltre alle canzoni già citate sono da sottolineare brani come l’apertura affidata a “New York Town” (di Woody Guthrie” e a performance vocali notevolissime (vista anche l’età) in “Veil Of Deja Blue”, nella delicata “Dream Of Heaven” e nella ‘bluesy” “Penitentiary Blues (Big Brazos)”. Un ennesimo eccellente gioiello della lunghissima vita artistica di Mr. Peter Rowan. (Remo Ricaldone)