Nancy K. Dillon è una delle voci più limpide e pure di quella scena musicale americana indipendente che si muove tra country music e folk, traendo spesso ispirazione dalle radici europee ed anglosassoni in particolare. Cresciuta nell’Oklahoma centrale, dopo gli studi universitari si è spostata nel Pacific Northwest ed ora risiede nell’area di Seattle dove ha potuto godere di un ambiente decisamente fertile per quanto riguarda i suoni roots. “A Game Of Swans” è il suo terzo disco solista nell’arco di una quindicina di anni (Nancy ha anche al suo attivo un ep inciso dal vivo) ed interrompe un silenzio discografico di ben otto anni in cui comunque ha partecipato attivamente all’ambiente musicale con apparizioni live. “A Game Of Swans” è frutto della grande passione di Nancy per la genealogia e scava nel profondo delle varie migrazioni dal Nuovo Mondo negli Stati Uniti, raccontando con passione e genuinità storie di sofferenza e di speranze che hanno caratterizzato quelle avventure. Inciso tra Stati Uniti, Scozia ed Inghilterra, l’album descrive con estrema efficacia e poesia quello che è stato un percorso spesso tragico ma in molti casi finito positivamente da parte di generazioni di persone, famiglie che per diversi motivi hanno deciso di rifarsi una vita in America. Eccellente è la produzione, con il contributo fattivo della stessa Nancy Dillon e di una serie di musicisti di entrambi i lati dell’Atlantico, dal bravissimo chitarrista Chris Parks a Ian Lang (chitarre e tastiere), Stacy Phillips (chitarra ‘resofonica’), Michael Connelly (fiddle, uillean pipe e pennywhistle), Chris Leighton (percussioni) e Wes Weddell (mandolino), con il contributo vocale di Gavin Sutherland, membro di Sutherland Brothers & Quiver, band scozzese che negli anni settanta unì folk e rock con buon successo commerciale in patria. Il duetto tra Nancy e Gavin nella conclusiva “Poor Mans Lullaby” è uno dei molti gioiellini che ‘si nascondono’ tra le pieghe di questo disco decisamente godibile e fresco. Storie del vecchio west come l’iniziale “Dutchman’s Gold”, l’immigrazione ai tempi della Guerra Civile della bella “St. Jude” scritta dalla coppia Drew Nelson e Janni Littlepage, le inflessioni folk britanniche della title-track “A Game Of Swans”, i racconti drammatici ma estremamente affascinanti di “Annabelle” (scritta a quattro mani con il grande autore John Hadley) e “White Dove”, sono momenti intensi e struggenti che fanno di questo album un viaggio consigliato tra melodie intime e nostalgie recondite. Ancora brani come “Fire In The Hole” di Pat Long e “1-2-3” impreziosiscono un lavoro da gustare nella sua interezza, intepretato in maniera accorata e decisamente meritevole della vostra attenzione. (Remo Ricaldone)