Eric Bibb, tra i musicisti legati al blues, è uno di quelli con la personalità più sfaccettata e caleidoscopica. Il suo stile e le sue influenze sono ben documentate da questa sua opera intitolata “Global Griot”, un doppio cd in cui il nostro si fa portavoce del bisogno di accogliere, includere e condividere, in tempi come quelli attuali caratterizzati da spinte opposte. Il suo viaggio sonoro è quantomai ricco e prezioso, dalle radici ancestrali dell’Africa occidentale (dove anche personaggi come Ry Cooder e Corey Harris si recarono anni addietro) al blues del Delta, dal soul alle sonorità caraibiche, al funk, in un percorso dove emergono spesso canzoni dal profondo significato sociale e umano. “Global Griot” è un gustoso ‘patchwork’ inciso tra Europa (Francia, Svezia e Regno Unito), Stati Uniti, Giamaica, Canada e Ghana in un’alternanza di suoni acustici ed elettrici, tradizionali e contemporanei provenienti da culture diverse e proprio per questo arricchenti e propositive. Il risultato non è un disco sfilacciato o posticcio ma un prodotto corposo, solido e brillante con un pregevole equilibrio. Molti sono quindi i momenti da rimarcare per efficacia e forza espressiva, a partire proprio dall’apertura di “Gathering Of The Tribes”, vero manifesto sonoro, con le chitarre di Eric Bibb che si fondono con la Kora (strumento a corda dell’Africa occidentale) di Solo Cissokho e con una sezione ritmica eccellente. “Wherza Money At” ricorda i Neville Brothers e si muove tra New Orleans ed i Caraibi, “What’s He Gonna Say Today” rimanda ad alcune cose degli indimenticati Little Feat, pulsante ed energica, “Brazos River Blues” è un blues di straordinaria forza e vigore mentre “Human River”, “Black, Brown & White” del leggendario Big Bill Broonzy, “We Don’t Care” e “A Room For You”, ancora con fortissime connotazioni afro, fanno parte del lato più ‘impegnato’ di Eric Bibb, dove le interpretazioni sono se possibile più accorate ed emozionanti. “Race & Equality” è nuovamente manifesto delle intenzioni di Mr. Bibb, tutta coinvolgimento ed impegno sociale sulla falsariga del Marvin Gaye più intenso, apertura perfetta per la ‘seconda parte’ dell’album. “Grateful” è suonata in punta di dita, deliziosamente reggae, composta con l’ex Little Feat Sam Clayton, “All Because” è un ‘soul number’ di gran classe, ricordando Sam Cooke in una ballata acustica cristallina, “Let God” aggiunge un tocco gospel ad una melodia chiara e nitida. La tradizione legata al folk si palesa con forza grazie a tre ulteriori gioiellini come la cover di “Last Night I Had The Strangest Dream” di Ed McCurdy, personalizzata da Eric Bibb con gusto, “Mole In The Ground”, splendida performance, e “Michael, Row Da Boat Ashore” risalente al periodo della Guerra Civile e legata alle cosiddette ‘slave songs’. E come per l’apertura di “Global Griot” anche la chiusura è un duetto chitarra/kora tra Eric Bibb e Solo Cissokho in una evocativa “Needed Time” che sarebbe piaciuta anche a Ry Cooder e che congeda i protagonisti dell’album con un’altra interpretazione da incorniciare. Disco tutto da scoprire. (Remo Ricaldone)