Arriva dalla piccola cittadina di Brevard nel North Carolina un interessantissimo quintetto che porta avanti, con grande passione per la tradizione, i suoni più classici della bluegrass music. Notevole cura per le armonie vocali, tecnica strumentale sopraffina ma mai disgiunta da cuore e coinvolgimento nei confronti di materiale originale ma legato a filo doppio con il repertorio dei grandi del genere, approccio fresco e pimpante che fa sempre riferimento alla propria terra con la giusta ed inevitabile dose di nostalgia per i ‘good ol’ times’, i Carolina Blue sono attualmente tra le migliori realtà dei suoni acustici tradizionali negli States. Bobby Powell alla chitarra, Tim Jones al mandolino, Reese Combs al contrabbasso, James McDowell al banjo e la fiddler Aynsley Porchak compongono una line-up affiatata e dinamica che con questo loro nuovo album intitolato significativamente “I Hear Bluegrass Calling Me” giunge ad una completa maturazione mostrando una bella diversificazione di ritmi e di temi che rende il tutto godibilissimo e naturale. Come viene sottolineato nelle note all’interno della copertina l’album nella sua interezza è dedicato alla preservazione della musica bluegrass tradizionale e al suo padre indiscusso: Bill Monroe. Andando ad osservare più da vicino il repertorio proposto in questo “I Hear Bluegrass Calling Me” possiamo rimarcare momenti estremamente efficaci come la title-track che introduce il disco, trascinante e cristallina, il vivace bluegrass-gospel di “Glry Bound Train” con lo scatenato fiddle di Miss Porchak e caldi impasti vocali, la splendida ballad “Rusty Rails” tra i punti più alti dell’album, “Dark Mountainside” e poi ancora la nostalgia espressa in maniera intensa in “Longing For Home”, la delicatezza di “Bluegrass Melodies”, l’intensità di “Breaking Up Rocks” un altro momento topico in una selezione molto ben bilanciata e lo spiritato strumentale “Fried Taters And Onions”. Un disco in cui emergono talento, voglia di divertirsi e bisogno di tramandare una musica amata profondamente. (Remo Ricaldone)