La bella Fender che Angela Perley imbraccia nella copertina del suo nuovo disco la indica come artista legata a certo rock ed effetivamente la cantante ed autrice di Columbus, Ohio ha una carriera alle spalle decennale tra indie rock, country music dalle tonalità alternative e ‘cosmiche’ e una certa attitudine compositiva legata alla tradizione folk. Questo “4:30” accosta tutte le sue passioni musicali, cementate da una buona esperienza live che l’ha portata a condividere il palco con gente come Merle Haggard, Randy Newman, Gillian Welch, Lucinda Williams e Nathaniel Rateliff tra gli altri, mostrando buone qualità che l’hanno fatta paragonare a Grace Potter e Kacey Musgraves per citare due nomi che comunque non danno l’esatta percezione del suono proposto. Molti comunque sono i brani che ‘celebrano’ il classico rock americano, da “Let Go” con le chitarre di Chris Connor a pungere e trascinare a “Back In Time”, fino alla rocciosa “Friends”, anche se a mio parere Angela Perley è ancora più a suo agio con i midtempo e le ballate elettroacustiche che impreziosiscono l’album, dando maggiore varietà e profondità al tutto. L’introduttiva canzone che dà il titolo al disco, le inflessioni country di “He Rides High”, la nostalgica e malinconica “Don’t Look Back Mary” che mi ricorda certe cose di Sheryl Crow, “Snake Charmer” ancora in territori country-oriented, così come “Local Heroes” e “Lost And Found” regalano colori ed emozioni ad un disco vario e piacevole, derivativo si ma al tempo stesso soddisfacente e consigliato a coloro che apprezzano la canzone al femminile tra rock, pop e country. (Remo Ricaldone)