Simone Massaron è un talentuoso chitarrista che negli anni ha affinato una tecnica strumentale in buona parte indirizzata verso rock e jazz, dedicando molto tempo alla ‘fretless guitar’ e collaborando con nomi importanti della scena musicale internazionale. La sua profonda fascinazione nei confronti di un libro fondamentale come “Furore” di John Steinbeck, della sua trasposizione cinematografica fatta dal John Ford nell’omonima pellicola interpretata tra gli altri da un magistrale Henry Fonda ma in generale l’amore per le splendide immagini in bianco e nero della Grande Depressione americana fissate da Dorothea Lange, fotografa che con altri colleghi fu inviata dalla Farm Security Administration a documentare le condizioni di vita nelle terre del ‘deep south’ negli anni venti e trenta del secolo scorso, ha portato Simone Massaron a progettare e a portare a termine un progetto al tempo stesso affascinante, complicato e coraggioso come questo suo disco intitolato, appunto, come il capolavoro di Steinbeck. Disco interamente strumentale e proprio per questo fortemente descrittivo e ‘cinematografico’, “Furore” mette a fuoco anche il lavoro che negli anni scorsi Simone ha fatto nel campo della sonorizzazione dei film muti, riuscendo in maniera naturale a tradurre in musica le emozioni e la struggente forza evocativa di immagini che molti di noi hanno impresse nel cuore e nella mente. La storia della famiglia Joad, il forte senso comunitario delle popolazioni di Oklahoma, Arkansas, Texas e di tutta la cosiddetta ‘Dust Bowl’, il doloroso e disperato viaggio alla ricerca della terra promessa attraverso l’infinita ‘Mother Road’, tutta l’amara sorpresa nel constatare quanto effimeri fossero i loro sogni, tutto è concentrato nei brani contenuti in una selezione attraente ed intrigante che può ricordare il Ry Cooder più personale e dettagliato. Inevitabilmente la tradizione ed il retaggio folk emerge con forza, soprattutto in una “Tom Joad” dove banjo e mandolino si affiancano a chitarre sempre puntuali ed ispirate. Il lavoro di Simone Massaron nel ‘looping’ chitarristico è affascinante ed azzeccato nel rinforzare melodie importanti, tutte firmate dallo stesso, e nel sottolineare momenti a volte nostalgici, a volte drammatici e misteriosi. In un progetto così coeso non sarebbe giusto citare un titolo piuttosto che un altro ma mi piace sottolineare il limpido pickin’ di “The Harvest Gypsies”, l’atmosfera di “Ma Joad”, l’incisiva slide di “The Mother Road”, il fascino profondo di “Tom’s Dust” e di “Go Down And Tell ‘Em” in un lavoro da gustare magari rileggendosi “Furore” di Steinbeck, lettura sempre preziosa ed utile. (Remo Ricaldone)