prestoncampjr18Preston Camp, Jr. è un country singer indissolubilmente legato alla terra texana pur non essendovi nato e ha, nelle sue uscite discografiche e nella più intima concezione musicale, sempre onorato gente come Waylon Jennings, Kris Kristofferson, Guy Clark, Willie Nelson e tutti coloro che negli anni hanno nobilitato quel suono scarno ed essenziale marchio di fabbrica del Lone Star State. Le sue canzoni sono sincere e genuine, naturali quadretti di vita della provincia americana fatti di cose semplici e vere. Traspirano emozioni autentiche e pedal steel, dobro, chitarre acustiche ed elettriche sono il giusto sfondo sul quale si dipanano le storie raccontate. “Red Texas Sun” non tradisce le attese e si pone come naturale prosieguo di una carriera che vanta una mezza dozzina di dischi, tutti ugualmente degni di nota, tra honky tonk e ‘hard core’ country music. Emblematico l’inizio affidato a “Kristofferson’s” sentito omaggio ad una figura seminale nell’ambito country mentre la seguente “Red Texas Sun” porta le atmosfere verso la classica ballata texana ispirandosi a Guy Clark. “Tight Pair Of Bluejeans” è un godibilissimo honky tonk dal suono limpido e brillante, “People I Know” è uno sguardo al passato e alle esperienze vissute, “A Little Bit Of Lightning” è tra i momenti più frizzanti, bel ritmo, arrangiamento veramente gustoso con le sue sovrapposizioni di piano e chitarre. “The Email” è più intimista e delicata con una pedal steel che la caratterizza in maniera notevole, “I’ll Take The Fifth” ha ancora il sapore della più classica country music con leggere inflessioni swing e una melodia vincente, “Empty” mantiene vibrante il suono con la sua andatura orgogliosa e fiera, “Like A Clown” è leggermente più acustica con la pedal steel e poi il piano che nuovamente impreziosiscono la canzone, “I’m A Happy Man” è sinceramente autobiografica, schietta e pregevole con cambi di ritmo che la rendono tra le migliori del lotto. A chiudere “Old Cowboy Boots” e “All My Regrets”, la prima con riferimenti alla nativa Georgia e la seconda dal ritmo più sincopato e vicino allo spirito originario di un Johnny Cash. Degna chiusura di un lavoro che merita attenzione e che custodisce i suoni più tradizionali di una country music che trova spazio quasi esclusivamente nelle autoproduzioni e che può ormai considerarsi ‘outlaw music’. (Remo Ricaldone)