Dave-Van-Ronk-Elijah-Wald-Manhattan-Folk-Story
Da questo libro i fratelli Coen hanno tratto ispirazione per il loro bel film intitolato “A Proposito Di Davis” (negli States “Inside Llewyn Davis”) in cui raccontavano la New York di fine anni cinquanta in cui ci si preparava alla grande rinascita delle tradizioni folk americane, in un’America in cui le ombre della caccia alle streghe del senatore McCarthy e della guerra fredda sempre più incombente non impediva a questi fermenti artistici di crescere e proliferare. La storia di “Manhattan Folk Story” è quella raccontata da uno dei protagonisti assoluti di quell’era, seppur meno considerato rispetto a molti suoi colleghi, il grande blues e folk singer Dave Van Ronk, “il re del Greenwich Village, il signore indiscusso” con le parole di Bob Dylan. Nei locali del Village si scrissero pagine indimenticabili, sicuramente archetipiche nel trattare le tante sfaccettature della tradizione, dalle ballate e dalle danze anglo-scoto-irlandesi al blues del Delta, dai sapori western alle folk songs di protesta e di impegno sociale, in un crescendo che propose nomi basilari della musica americana come il citato Bob Dylan, Tom Paxton, Eric Andersen, Phil Ochs, Peter, Paul & Mary, Odetta, Joan Baez e tantissimi altri. Aneddoti divertenti e quasi incredibili, personali e storici arricchiscono le pagine di questo libro rendendolo comunque scorrevole e piacevole nella lettura, assaporando e rivivendo quegli anni e magari (se ve lo siete perso) cogliendo l’occasione per rivedere il film, a mio parere ottimo e con una colonna sonora di grande pregio. Dave Van Ronk ci ha lasciati ormai da parecchio (era il 2002) ma la sua figura merita di essere conosciuta e rivalutata per il peso specifico di una proposta ampia e profonda, con interpretazioni particolarissime grazie ad una voce rauca e sibilante a causa di problemi di salute imprtanti ma proprio per questo originale ed autentica. E mi piace citare quello che Tom Waits disse di lui: “Faccia da mastino, piglio da manovale: è Van Ronk, bluesman. Che l’ululato della sua voce possa risuonare a lungo”. (Remo Ricaldone)