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E’ un’America deliziosamente ‘vintage’ quella raccontata da Miss Tess, musicista al settimo album che proviene dal Maryland, un’America dove si mischiano country music, honky tonk ma anche il jazz primigenio di New Orleans, il classico rhythm’n’blues di scuola sudista, il rock’n’roll ed il rockabilly tipicamente anni cinquanta. Insomma quei suoni che hanno fatto grande un Paese dove le differenze tra le tradizioni bianca e nera sono decisamente meno grandi di quello che si pensi e dove tutto convive con la massima naturalezza. “We All Know” è un godibile viaggio in cui The Talkbacks, la band che accompagna la leader in queste undici canzoni originali e che vede protagonista Thomas Bryan Eaton alle chitarre, alla pedal steel e all’organo oltre che co-produttore, formano un combo particolarmente ispirato e pimpante. La country music la troviamo nell’ultima parte dell’album, in particolare nella coinvolgente e cadenzata “Moonshiner”, interpretata con sicurezza da una Miss Tess che sorprende per una personalità variegata e sempre credibile, nella soffice e preziosa “Going Downtown” con la tipica ‘pigrizia’ sudista e nella dolce chiusura di “Lie To Me”. Facendo un passo indietro è tutto un susseguirsi di ritmo e coinvolgimento, dall’introduzione affidata ad una scoppiettante “Ride That Train” con il piano di John Pahmer a seguire le orme di Jerry Lee Lewis a una “Little Lola” che si addentra nel profondo dei bayous tra la Bobbie Gentry di “Ode To Billie Joe” e certe cose dei Creedence Clearwater Revival. “I Can’t Help Myself” è un blues stellare sulla falsariga delle grandi ‘blueswomen’ bianche texane, da Lou Ann Barton a Marica Ball. Un gioiellino. “Do You Want My Love” è un bel ‘numero’ soul, molto orecchiabile e semplice, di buon impatto, “Shotgun Wedding” fa risalire subito la temperatura con un incrocio tra rock’n’roll e country music al fulmicotone mentre “Take You, Break You, Shake You” ricorda Etta James e la grande storia del blues a sud della linea Mason-Dixon. “Baby, We All Know” è un disco dai tanti riferimenti e dalle molte facce, un disco da godere al meglio senza porre limiti al proprio amore per la Musica Americana. Senza etichette e confini.(Remo Ricaldone)