51I1GNwuJnL._SS500Jude Johnstone fa parte di quella nutrita schiera di autrici e cantanti che hanno contribuito ad impreziosire il repertorio di tante interpreti country nel corso degli anni ottanta e novanta, da Trisha Yearwood a Martina McBride, da Patty Loveless a Lee Ann Womack. Nata nella cittadina di Bar Harbor nel Maine, Jude è stata scoperta a fine anni settanta da Clarence Clemons che la portò a New York e nel New Jersey dove trascorse un breve periodo prima di trasferirsi sull’altra costa, a Los Angeles. Affinate le sue doti compositive al sole californiano assemblando le passioni per pop, country e canzone d’autore, la scelta di vivere a Nashville l’ha avvicinata ad una scena che le ha dato infinite possibilità di mettersi in mostra e di farsi apprezzare. Bonnie Raitt, Jennifer Warnes, Trisha Yearwood e addirittura Johnny Cash ed Emmylou Harris hanno inciso le sue canzoni, dandole ulteriore credito e notorietà tra gli addetti ai lavori e gli appassionati, contribuendo anche all’inizio di una carriera che vanta sette interessanti album. “A Woman’s Work” conferma una personalità sensibile e matura, una voce accorata e un’anima gentile in un lavoro in cui le ballate centrano l’obiettivo di intrattenere con gusto ma anche di andare nel profondo delle tematiche e dei rapporti interpersonali. A questo proposito svetta la sua interpretazione di “The Woman Before Me”, grande hit per Trisha Yearwood, qui ispirata e decisamente positiva, mentre il resto fa da perfetto corollario con puntate nella classica tradizione pop (da Carole King a Laura Nyro) e country. “Never Leave Amsterdam”, la struggente e nostalgica ‘title-track’, “People Holding Hands” con il suo andamento gustosamente ‘bluesy’, l’affascinante inflessione ‘irish’ di “Road To Rathfriland” e la ‘fisicità’ di una “Turn Me Into Water” pregna di soul sono il filo conduttore di un disco dalle tante sfumature, un disco che chiede di essere riascoltato e goduto appieno. (Remo Ricaldone)