spartitoUn’ introduzione annunciata dalla sola chitarra ritmica con il compito di farci capire che cosa si andrà ad ascoltare. Una musica creata per mezzo del ritmo, una pulsazione accattivante che contraddistinguerà il brano fino alla fine senza alcun respiro, dando l’illusione di rimanere in apnea. L’introduzione va a confermare l’arrivo di un prorompente andamento in metro quaternario semplice: il famoso 4/4. Non è nient’altro che il continuo della chitarra iniziale con l’ausilio questa volta di tutta la sezione ritmica. Sulle parole “To the”, le prime dell’intero testo, ecco arrivare con slancio, con un ritmo in levare, il canto del tutto inatteso, considerando come è stato maturato il tutto. Non ci troviamo di fronte ad un motivo degno di particolari attenzioni, una buona melodia di solito è quella meno vincolata dal ritmo e con un andamento a se. Del resto sono altre le caratteristiche del brano. In questo caso infatti, il canto va a scandire ulteriormente la pulsazione affidata soprattutto ad alcuni strumenti che vengono collettivamente chiamati sezione ritmica. Questo periodo musicale si presenterà per ben due volte, e va a concludersi sulle parole “Well you’re just another head of hair”, costruito su un semplice giro armonico di I-V-VI-IV. In effetti lo stesso che si ripeterà per tutto il brano, dopo che, grazie a una ripetuta cadenza sospesa di IV-V con funzione analoga a quella di un trampolino di lancio, si va a creare un tale entusiasmo musicale da poter raggiungere con impeto, il tanto atteso ritornello.Si tratta di una canzone costruita su una campata unica, organizzata fondamentalmente su quattro semplici accordi, prestando attenzione a qualche piccolo accorgimento, come ad esempio il loro cambiamento di ordine. “To the world” è l’inizio del ritornello. Un’indicazione scontata, che probabilmente non ha bisogno neanche di essere menzionata. E’ interessante però capire dove va a cadere la fine. Ci troviamo dinanzi a un ritornello che durerà per un intero periodo musicale se si va ad annettere la nuova esposizione dell’introduzione, fatta eccezione che questa volta durerà la metà. Interessante inoltre notare che in questa sezione del brano la melodia si rende più intrigante, proprio perché il suo andamento si va a differenziare dal movimento ritmico della canzone, al contrario della parte armonica che continua a procedere come ho già detto sui gradi I-V-VI-IV.$T2eC16R,!)IFId-o7kTjBSMoFVkPPg~~60_12Fa eccezzione l’introduzione a seguito del II grado subito dopo le parole “but to me” che va in un certo qual modo ad interrompere una monotonia armonica fino ad allora veramente imbarazzante. La seconda strofa ha inizio sulle parole “To the water at the restaurant”. Si va a distinguere dalla precedente grazie all’entrata del violino solo, dall’andamento melodico completamente autonomo, dividendo di fatto la strofa in due equivalenti periodi: la prima parte dove il violino va ad intonare delle frequenze (note) gravi e nella seconda quelle acute. In seguito si va a ribadire sulle medesime parole, la ripetuta cadenza sospesa di IV-V , un nuovo slancio per la riproposta del ritornello. Questa volta però viene accompagnato da una novità molto interessante. Non viene più infatti reiterata l’introduzione a completamento del refrain medesimo, ma si va a creare (utilizzando sempre gli stessi accordi con ordine cambiato) sulle parole “you think you’re one of millions, but you’re one in a million to me”, un nuovo piccolo giro armonico con cadenza plagale (IV-I). Si tratta di una sequenza dalla sensazione di conclusione parziale visto che il IV grado è privo di sensibile, nota che fa provare un senso di instabilità, di provvisorietà, di ricerca di un punto fermo su cui appoggiarsi. L’autore si trova costretto a riproporre sulle parole “when you wonder if you matter baby, look into my eyes, and tell me can’t you see”, un giro armonico praticamente simile, con l’aggiunta di una cadenza perfetta in quarta e sesta (V-I), dando così un vero senso di conclusione, introducendo inoltre sulle parole “you everything to me” dei cromatismi ascendenti per aumentare ulteriormente un’attrazione di per se già forte. Come se non bastasse, è interessante evidenziare i due salti melodici di sesta maggiore ascendente che ricordano “Libiamo ne’ lieti calici”, il celebre brindisi del primo atto della traviata di Giuseppe Verdi, con lo scopo di dare ancor più enfasi alle due conclusioni citate, sulla parola “me” della frase “but you’re one in a million to me” e sulla parola “see” della frase “and tell me can’t you see”. Viene infine riproposta una terza strofa e per camuffare un’eventuale monotonia che inevitabilmente si paleserebbe, una chitarra prende il posto del canto. A questo punto il brano non ha assolutamente più nient’altro da dire, fatta eccezione per la riesposizione del famoso trampolino di lancio per l’ulteriore e conclusivo balzo verso il gran finale: la nuova candidatura del ritornello. In conclusione se volessimo spiegare questa bellissima canzone alla maniera di W.A. Mozart, potremmo tranquillamente dire che la musica non è nient’altro che il ritmo realizzato per mezzo del suono. (Massimo Sarra)

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